Storia del Modellismo

 

Fotografie  

Sin dalla notte dei tempi si è sempre sentita la necessità di fare modelli. Sommarie riproduzioni di figure risalenti all'etá della pietra si possono vedere nelle collezioni archeologiche. Modelli di navi o di carri fatti dagli antichi egizi o romani sono pezzi comuni nei musei. Per venire piú vicino ai nostri tempi, squisiti modelli di navi a vela fatti in osso dai prigionieri delle guerre napoleoniche sono ora costosissimi pezzi da collezione, mentre i modelli di soldati della età vittoriana, fatti in qualsiasi metallo dall'argento allo stagno, sono pezzi d'antiquariato. 

Nel nostro secolo, automobili, treni, navi, aerei, e qualsiasi altra cosa del mondo moderno, sono stati riprodotti in miniatura per il diletto di tutti gli appassionati. Chiunque, giovane o vecchio, maschio o femmina, di qualsiasi livello culturale, trova soddisfazione nella miniaturizzazione degli oggetti che incontra nella sua vita quotidiana. Le bambine coccolano le loro bambole (che in effetti sono modelli di bambini), i bambini vogliono automobili giocattolo sin da piccolissirni, i ragazzi (e gli uomini di tutte le età) giocano con i trenini con vari gradi di serietà e una lista di simili esempi dell'attrazione che provocano giocattoli e modelli potrebbe senz'altro proseguire per un paio di pagine.

Nella maggior parte dei casi la differenza tra un « giocattolo » e un « modello » diventa accademica. L'auto di latta sarebbe probabilmente considerata un giocattolo se fosse di un tipo indefinito. Ma le Citroén di latta prodotte come giocattoli prima della guerra raggiungono ora prezzi astronomici come modelli perché sono in realtà riproduzioni fedeli delle Citroén degli anni Trenta. Attualmente giocattoli e modelli sono diventati virtualmente la stessa cosa. 

Oggi pochi fabbricanti di giocattoli produrrebbero un'automobile non identificata. Infatti, sarebbe probabilmente la replica di una Mercedes, per esempio, che potrebbe accontentare il ragazzino come giocattolo ed il collezionista come fedele copia di una Mercedes. Allo stesso modo, nessun fabbricante produrrebbe un oggetto di fantasia con ali e coda. Produrrebbe invece la copia fedele di uno Tornado o di un aereo di linea, riconoscibile da chiunque conosca l'originale. Per sottolineare questo punto, è certo che un bambino a cui si offra la possibilità di scelta fra un aereo indefinito ed uno Phantom giocattolo, invariabúmente sceglierebbe quest'ultimo, anche se non avesse mai visto l'originale. Una facoltà istintiva che noi tutti abbiamo, sembra farci distinguere un modello (cioè la replica fedele di un originale piú grande) da ciò che è puramente un oggetto di gioco.

In aiuto al nostro naturale interesse verso i modelli, o ai giocattoli-modello, viene la necessità di costruire. I bambini camminano ancora a quattro zampe quando cominciano a mettere uno sopra l'altro i mattoncini di plastica, in seguito piegano la carta per fare abbozzi di aeroplani e si fanno comprare l'auto a pedali o la carrozzina per la bambola. Da qui ai giocattoli costruttivi, come il meccano o i primi treni, il passo è breve. E coloro che conservano nel tempo questa necessità di « fare » sono i potenziali modellisti di domani.

Certamente, modelli propriamente detti, sotto forma di scatola di montaggio o meno, sono caratteristici di questo secolo. Rudimentali scatole di montaggio di locomotive erano in commercio nel primo Novecento anche se treni giocattolo apparvero quasi insieme a quelli veri. Similmente, modelli di aerei furono fabbricati sin dal primo volo dei fratelli Wright (infatti volò prima la riproduzione in scala ), mentre kits erano disponibili negli anni Venti. La maggior parte di questi erano riproduzioni di macchine vere, quali il Sopwith Camel della Prima guerra mondiale

La Casa che ha certamente fatto molto per diffondere l'uso del kít fra i collezionisti di aerei è stata la "Skybirds" inglese. Essa cominciò a produrre scatole di montaggio in legno negli anni Trenta, con una bella confezione, le parti semirifinite e ben presentate. Erano acclusi anche fogli di istruzioni ed era stampata una rivista per coloro che costruivano i kits. Ma ciò che piú importa, c'era una vasta scelta, nuovi tipi venivano regolarmente prodotti e infine la scala era costante. Ciò soddisfaceva l'istinto del costruttore e quello del collezionista. Negli stessi anni altre ditte produssero simili kits di aerei - in legno di balsa o piú duro - ma gli "Skybirds" erano i piú conosciuti e venduti. 1 fabbricanti di modelli degli anni Trenta erano in un certo senso aiutati dagli avvenimenti politici. Le nazioni si stavano riarmando, le linee aeree erano in espansione, nuovi aeroplani apparivano con frequenza e le Aviazioni militari si stavano riequipaggiando e potenziando. Questo era una grossa pubblicità per gli acromodelli e un giovane di quell'epoca difficilmente non è stato affascinato da racconti di aerei e di duelli nel cielo.

Ma stava arrivando l'era della plastica e la ditta Frog fece incontrare il modello con la plastica, producendo i primi kits in materiale plastico della storia negli anni 1938-39. Questi erano nella stessa scala degli "Skybirds" (1/72) ma erano realmente rivoluzionari poiché introducevano nel mondo dei modelli una finitura che potremmo chiamare « ad alta definizione ». Per chi è abituato allo standard di rifinitura dei kits attuali, gli "Skybirds" e modelli contemporanei appaiono per lo meno rozzi. Vedendoli, un modellista di oggi avrebbe un attacco cardiaco, dato che ali, fusoliera e altre parti erano solo abbozzate, ritagliate nel legno duro (o in balsa in altre marche) ed era necessario un lungo lavoro di limatura, stuccatura e rifinitura per avere un modello presentabile. Tutti i dettagli superficiali dovevano essere fatti a mano; per esempio, le centine dovevano essere riprodotte con un filo poi verniciato.

Le scatole Frog (allora vendute come Frog Penguin) erano sensazionali in confronto; la fusoliera era in due metà e richiedeva solo un incollaggio per dare la forma esatta con le corrette sezioni e precisi dettagli superficiali come la centinatura e la divisione in pannelli dell'ala di un Hurricane. Trent'anni dopo, la maggior parte di quei modelli regge il confronto con quelli attuali in termini di accuratezza e rifinitura e chiunque ne possiede uno ha un vero pezzo da collezione. Questi vecchi kits Frog erano identici a quelli di oggi in termini di presentazione, anche se era usato un diverso tipo di plastica, simile alla bachelite.

La Seconda guerra mondiale portò a una stasi nell'attività della Frog e nello sviluppo di altri kits in plastica (che, come si è già capito, portarono alla scomparsa degli "Skybirds"). 1 kits in balsa e - logicamente la diffusione dei modelli di aerei in generale - ebbero un forte sviluppo in tempo di guerra e molti componenti della presente generazione di esperti modellisti fecero le loro prime esperienze con i kits in balsa. Questi continuarono ad essere prodotti fino all'inizio degli anni Cinquanta, ma questo periodo vide, l'apparizione dei kits in plastica come li intendiamo oggi, da parte delle ditte Airfix (per prima nel 1953), "Revell", Lindberg ed altre famose. Stavolta i produttori di modelli si erano aggiornati e il tipo di plastica usato per la nuova generazione di scatole di montaggio era il polistirene. Questo è tuttora il materiale usato per la maggior parte dei kits, anche se sono a volte usate imaterie plastiche a base di polietilene e di ABS. Questo conclude in pratica la storia; c'è da dire che i produttori, fortunatamente per i modellisti attuali, hanno diversificato la loro produzione e oggi si hanno automobili, treni, soldatini, navi e molte altre cose che erano tradizionalmente fatte di metallo o legno.

Ogni anno si vendono nel mondo molti milioni di scatole e i produttori spen- dono fino a 120 milioni per fare i complicati stampi per un solo, grande modello. Senza entrare in particolari tecnici, le parti del kit sono pantografate dallo -stampista da un modello in scala piú grande fatto in metallo il quale funge da prototipo per il kit. Lo stampo è di acciaio pregiato ed è generalmente fatto in due parti, per per- mettere l'estrazione delle parti in plastica una volta stampate. La plastica, originariamente in granuli, viene scaldata e inviata in pressione nelle cavità degli stampi (il procedimento si chiama « stampaggio ad iniezione »), e questo dà luogo ai caratteristici « supporti» a cui sono attaccati i pezzi dei kits.

Oggi il campo dei modelli in plastica è praticamente illimitato. Potete comprare scatole di montaggio riproducenti le prime macchine volanti oppure un modulo lunare. Potete comprare una trireme romana o un sottomarino atomico. Oppure una testa completa in ogni particolare, anche quelli meno attraenti, o un fucile Winchester, la locomotiva di Stephenson, un motore alternativo completamente mobile o Napoleone o quasi tutto ciò che si presta per essere riprodotto.

La scelta è cosí vasta che sarebbe praticamente impossibile uscire a mani vuote da un negozio ben fornito. Fortunatamente, la maggior parte di noi si crea degli interessi,specifici e ciò in genere determina la scelta dei primi kits. Così, quasi tutti partono facendo aerei e molti non fanno piú altro. Carri armati, navi, treni, automobili e soldati formano gli altri principali poli d'interesse, per cui penso che le cose piú strane siano solo una piccola parte di ciò che si vende, probabilmente piú per i regali di parenti inesperti che per una scelta personale del modellista.

 

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